(Huffington Post) – Pianti e urla. L’altra faccia dei neonati, quella che non è tutta sorrisi e occhioni spalancati, rappresenta spesso la croce di mamme e papà. Eppure, anche le classiche e immancabili lamentele dei neonati, potrebbero strappare presto un sorriso ai genitori. I ricercatori della Brown University negli Stati Uniti, infatti, hanno messo a punto un nuovo strumento di analisi che permetterà ai medici di prevenire la degenerazione di eventuali traumi o malformazioni dei neonati, sviluppate durante la gravidanza. Tutto questo, proprio attraverso lo studio dell’acustica del pianto, e con l’utilizzo del computer.
In collaborazione con i medici del Women & Infants Hospital di Rhode Island, i ricercatori puntano a ottenere una maggiore mole di informazioni durante un’età prematura per altre tipologie di analisi, così da identificare per tempo possibili problemi neurologici e comportamentali nel neonato, per impedirne lo sviluppo.
L’analisi è incentrata proprio sull’acustica del pianto, il cui studio dovrebbe consentire a medici e ricercatori di intercettare, attraverso l’utilizzo di computer e registratore, suoni altrimenti impercettibili all’orecchio umano. “Piccole variazioni nella frequenza del pianto possono aprirci una finestra sul cervello del bambino” ha spiegato Stephen Sheinkopf, assistant professor di Psichiatria alla Brown University. La “Cry analysis”, letteralmente analisi del pianto, rappresenta per i ricercatori una strada non invasiva per esplorare e studiare il comportamento di bambini nati prematuramente, oppure dopo piccole complicazioni durante il parto.
Il sistema, messo a punto dopo due anni di collaborazione tra università e ospedale, è suddiviso in due fasi. Durante la prima, il programma divide la registrazione del pianto del neonato in frammenti da 12.5 millesimi di secondo, schedandoli successivamente in base a parametri comuni come il volume della voce e la frequenza con cui si verificano alcune cadenze, al centro della seconda fase. Infatti, successivamente i frammenti della registrazione vengono ricollegati e viene fatta una media temporale tra alcune esternazioni tipiche dei neonati, come lo scoppio del pianto e il silenzio che intercorre fino ad un altro gemito. Infine, l’intera registrazione viene sottoposta dal programma ad un’analisi suddivisa secondo 80 parametri diversi, in grado di rilasciare un responso sulla salute del cervello del neonato, dal solo punto di vista dello studio della sua voce. O, meglio, del pianto, e delle sue urla. Ma è davvero possibile decretare il grado di salute del cervello di un bambino, attraverso lo studio della sua voce?
A spiegarlo è stato direttamente il professor Barry Lester, direttore del Centro di ricerca della Brown University, che ha anche ricollegato lo sviluppo di questo innovativo strumento di analisi allo studio della preesistente sindrome “Cri du chat”, risalente già agli anni ’60. “È provato come i disturbi neurologici disturbino la capacità di controllo delle corde vocali, come avviene con la sindrome di Down. Perciò, il nuovo strumento offre ai ricercatori soltanto l’ulteriore opportunità di valutare le urla più velocemente e in modo più dettagliato rispetto ai sistemi precedenti, che comprendevano disordinate letture visive delle variazioni del comportamento, che i tecnici dovevano appuntare a mano” ha concluso Lester. Nella cartella diffusa dai ricercatori della Brown University, però, c’è anche un ulteriore riferimento alle ragioni che possono portare ad alcune particolarità nel pianto di un bambino.
Alcuni disturbi, infatti, possono essere ricollegati a una serie di fattori tra cui l’esposizione prenatale alla droga, e la malnutrizione. Ciò che conta, però, è che il team della Brown University prevede di rendere presto il suo strumento disponibile ai ricercatori che nel mondo continuano a stabilire collegamenti tra il pianto di un bambino e la salute del suo cervello. Trasformando, così, anche una croce per i genitori, in uno strumento utile per tutta la famiglia.
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