(Corriere della Sera) – Un esercito. Sono tantissimi i bambini europei che soffrono di dermatite atopica: lo hanno dichiarato gli esperti dell’European Academy of Allergology and Clinical Immunology (EAACI) sottolineando che secondo le ultime stime i piccoli allergici con la pelle che si arrossa e pizzica sono dal 10 al 20 per cento della popolazione in età scolare.
CAUSE – Significa che in Italia, ad esempio, circa un milione di bambini fra zero e quattordici anni deve fare i conti con una dermatite. Il problema, hanno spiegato gli esperti, è meno comune in Africa e in Europa orientale ma è molto sentito praticamente ovunque nel mondo. «In oltre il 90 per cento dei casi la diagnosi arriva prima dei cinque anni – ha dichiarato Torsten Zuberbier, esperto di orticaria che ha coordinato la “Guida pratica al trattamento della dermatite atopica” dell’ EAACI –. Le cause precise non sono note, anche se un’alterazione della barriera cutanea sembra coinvolta nella comparsa dell’infiammazione della pelle conseguente all’iper-reattività del sistema immunitario. Anche la presenza di allergie alimentari ha un peso: un bambino atopico su cinque ha pure un’allergia ai cibi, riconoscerla è naturalmente importante per migliorare le condizioni di questi pazienti».
DIAGNOSI E TRATTAMENTO – I sintomi sono prurito, arrossamento e infiammazione della cute, in aree precise o diffusi; possono essere peggiorati dallo stress, così come da indumenti inadeguati (ad esempio in lana o fibre sintetiche) o prodotti aggressivi per la pelle, ma alla base ci sono allergeni che non si tollerano e vengono inalati, toccati o ingeriti. La diagnosi, spiegano gli allergologi, non è semplice: occorre valutare la storia del paziente ma spesso anche fare analisi del sangue e test cutanei, utili ad esempio se si sospetta di un fattore e si vuole metterlo alla prova per vedere se scatena l’irritazione cutanea. Considerando però che, realisticamente, è molto difficile riuscire a capire che cosa scateni la reazione, quali consigli dare ai genitori di un bimbo con dermatite atopica? Secondo gli esperti è importante evitare (o almeno cercare di ridurre al minimo) il contatto con i cosiddetti «trigger», ovvero i fattori scatenanti: detergenti forti, profumi e prodotti per la pelle che contengano alcol, sudorazione eccessiva, cibi frequentemente allergizzanti come uova, latte, noci, pesce e molluschi.
L’ALIMENTAZIONE – Sull’alimentazione gli allergologi sono però molto chiari: «Non esiste una dieta “approvata” per la dermatite atopica – si legge nelle linee guida europee –. Le restrizioni dietetiche, soprattutto nei bimbi, sono raccomandabili se e solo se sia stata posta una diagnosi di allergia alimentare». In tutti gli altri casi togliere cibi potenzialmente pericolosi non metterebbe al riparo dalla dermatite e potrebbe esporre a carenze nutrizionali: il fai da te è quindi sconsigliabile, sempre meglio seguire il consiglio dello specialista. Che raccomanderà in prima linea i trattamenti topici per tenere la pelle idratata e morbida: gli atopici hanno la cute spesso secca, per cui un buon emolliente quotidiano è la terapia-base per tutti. Se il prurito e gli arrossamenti sono molto fastidiosi, si può ricorrere ai cortisonici (sempre su indicazione dell’allergologo) e in certi casi possono essere utili anche antibiotici locali, se si aggiungono infezioni cutanee. L’importante, sottolineano gli esperti, è rivolgersi a un medico che possa dare i suggerimenti più giusti per ogni singolo caso. Anche se spesso basta avere pazienza, perché con il passaggio nell’adolescenza e quindi nell’età adulta la maggioranza dei pazienti con dermatite risolve il suo problema: la prevalenza negli over 18 è dieci volte meno elevata, attorno all’1-3 per cento della popolazione.
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